Sabato mattina sono andata a cogliere le viole. Sapevo che il tempo sarebbe peggiorato e avevo assoluto bisogno di assaporare il primo soffio di primavera. L’aria tiepida, il prato fiorito, le prime timide gemme sugli alberi. Sotto le foglie morte, quasi fuori da un lungo inverno, la natura sembra stirare le sue membra, respirare forte, prepararsi a rinascere. Si, come la primavera, anche noi non potremo limitarci a sbocciare. Dovremo esplodere.
Le viole sembrano farfalle posate sull’erba. Con un po’ di fortuna, pioggia permettendo, si potranno cogliere per tutto il mese, ma nel dubbio, intanto, ho colto queste prime violette dolci, profumatissime, le ho lavate e asciugate bene e le ho congelate, perché all’aria resistono un giorno solo: ne ho lasciata fuori solo una manciata, con cui ho fatto il risotto.
Risotto alle viole
Per 2 persone
180 gr. di riso Vialone Nano
1 litro di brodo vegetale
1/2 scalogno
2 cucchiai di olio evo
1/4 bicchiere di prosecco
una noce di burro
un cucchiaio di parmigiano
una manciata di violette
Per fare un brodo vegetale veloce e saporito lavate, mondate e mettete in una pentola una carota, un gambo di sedano e una cipolla, coprite con un litro abbondante di acqua leggermente salata e fate cuocere 20 minuti dal momento in cui inizia a bollire.
Tritate finemente mezzo scalogno e fatelo soffriggere a fuoco bassissimo pochi minuti in due cucchiai di olio, aggiungete il riso e fatelo tostare alcuni minuti alzando un po’ il fuoco, quindi sfumate con il prosecco. A questo punto iniziate a unire il brodo un mestolo alla volta, girando continuamente il riso in modo che rilasci l’amido e diventi così cremoso. Portate a cottura il riso e solo alla fine, a fuoco spento, unite il burro, il parmigiano e le viole. Servite con qualche fiore fresco di decorazione.
Le viole si lavano benissimo sotto l’acqua corrente. Possono essere asciugate con l’asciuga-insalata e poi messe in congelatore dentro una bustina o un barattolo. Per farne tisane, infusi, o per rendere un thè più profumato possono essere seccate all’aria, dentro a un cestino di vimini foderato di carta, e poi riposte in un barattolo. Potete anche mangiarle così, direttamente, sdraiati su un prato fiorito in un giorno di sole 🙂